venerdì 6 novembre 2020

LA RIVOLUZIONE E L'INFANZIA: DAL BAMBINO INNOCENTE AL FANCIULLO SOLDATO (pedagogia)

Il bambino fu eletto a simbolo della purezza, dell'innocenza, metafora dell'uomo nuovo e non corrotto dal passato.
Questa idealizzazione costituì un elemento centrale della propaganda e dell'ideologia rivoluzionaria.
Nei progetti educativi rivoluzionari il lavoro manuale e la fatica fisica erano concepiti come mezzi per fortificare la volontà, infondendo lo spirito di sacrificio, imponendo alla gioventù esercizi fisici.
Iniziarono ad esserci cambiamenti anche nel modo di intendere l’assistenza all’infanzia abbandonata e agli organi.
Si riprese la pedagogia di Pestalozzi con l’importanza del legame affettivo madre-figlio, composto da amore ed un educazione sana.
L’educazione familiare poteva garantire un’adeguata formazione morale.
Nel 1972 si arrivò alla promulgazione di una legge sull’adozione che però fu per tanto fermo ferma poiché poche persone erano disposte ad adottare bambini non propri.
Lo stato provvedeva agli orfani e alle famiglie, nazionalizzando l’assistenza pubblica.
Questa fratellanza laica “ garantiva a tutti i bambini, con o senza famiglia, l’uguaglianza dei diritti. Il concetto religioso di peccato così scompariva.
L’infanzia, divenne nel biennio giacobino modello di virtù morale e di coraggio militare.
Il bambino nasce innocente.
Sin da piccoli i bambini francesi dovevano imparare a divenire cittadini-soldato.
Il sistema sarebbe stato improntato alla massima austerità e a un controllo continuo: obbiettivo quello di formare un'uomo nuovo

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