LA DIFFUSIONE DELLA SCUOLA (pedagogia)
La scolarizzazione obbligatoria dei bambini, dal 1877 dai sei ai nove anni, poi dal 1904 dai sei ai dodici anni, fu ovvia, mentre in prima linea nella lotta contro l'ignoranza. Il modello dell'istruzione ottocentesca è molto diverso dalla scuola dei secoli precedenti, è legato a una frequenza obbligatoria, non più gestita in prevalenza da personale religioso ma laico. Da espressione della vita sociale, e cioè direttamente organizzata dalle comunità locali, essa divenne inoltre una funzione dello Stato. La scuola elementare venne infine ordinata come unico tipo di scuola volta a soddisfare sia le esigenze di chi continuava gli studi sia quelle di chi la frequentava per pochi anni. La diffusione dell'istruzione fu uno degli strumenti attraverso cui lo Stato liberale rafforzò la sua influenza sulla società, lottando contro i particolarismi e le superstizioni tradizionali. La frequenza della scuola è stata considerata un requisito necessario per essere un "buon cittadino".
Le ambizioni della legge Casati di mandare a scuola tutti i fanciulli e i provvedimenti in materia di lavoro del 1878, che subordinavano la possibilità di impiegare manodopera infantile al soddisfacimento dell'obbligo, restarono tuttavia a lungo disattesi. Il cammino verso la piena scolarizzazione infantile procedette infatti lentamente nonostante le molte scuole. Esse erano molto più numerose nel Nord Italia, meno diffuse nel Sud dove si registrava un tasso di analfabetismo più elevato della media nazionale. All'inizio del XX secolo la situazione era certamente migliorata, ma resistevano notevoli squilibri. Uno degli aspetti più innovativi rispetto alla realtà d'inizio secolo per rappresentato dalla scolarizzazione femminile, con la conseguente riduzione della forbice tra l'analfabetismo e quello femminile.Tuttavia si considera oltre all'aspetto quantitativo anche quello qualitativo, si manifesta una situazione più complessa. Per esempio è stato mostrato che, anche se alfabetizzate, le donne disponevano in generale di bagaglio tecnico approssimativo dei loro coetanei. Raramente le ragazze proseguivano gli studi oltre la scuola elementare.
Le ambizioni della legge Casati di mandare a scuola tutti i fanciulli e i provvedimenti in materia di lavoro del 1878, che subordinavano la possibilità di impiegare manodopera infantile al soddisfacimento dell'obbligo, restarono tuttavia a lungo disattesi. Il cammino verso la piena scolarizzazione infantile procedette infatti lentamente nonostante le molte scuole. Esse erano molto più numerose nel Nord Italia, meno diffuse nel Sud dove si registrava un tasso di analfabetismo più elevato della media nazionale. All'inizio del XX secolo la situazione era certamente migliorata, ma resistevano notevoli squilibri. Uno degli aspetti più innovativi rispetto alla realtà d'inizio secolo per rappresentato dalla scolarizzazione femminile, con la conseguente riduzione della forbice tra l'analfabetismo e quello femminile.Tuttavia si considera oltre all'aspetto quantitativo anche quello qualitativo, si manifesta una situazione più complessa. Per esempio è stato mostrato che, anche se alfabetizzate, le donne disponevano in generale di bagaglio tecnico approssimativo dei loro coetanei. Raramente le ragazze proseguivano gli studi oltre la scuola elementare.
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