lunedì 28 dicembre 2020

 LA SOCIETÀ POSTINDUSTRIALE (sociologia)


Lo sviluppo della società industriale ha significato la nascita e la diffusione delle fabbriche, ciò a cui si assiste oggi è una graduale ma costante riduzione dell'incidenza che il lavoro in fabbrica ha nel panorama generale della società. In proporzione, rispetto agli operai aumentano sempre di più coloro che lavorano negli uffici, nelle attività di commercio o come liberi professionisti. Da alcuni decenni a questa parte si registra in tutti i Paesi industrializzati un continuo espandersi del settore terziario (quello dei servizi) a discapito dell'industria e dell'agricoltura, andamento che viene comunemente definito "terziarizzazione dell'economia". Il declino dell'industria Nei Paesi del mondo occidentale oggi aumenta la quantità di lavoratori che trova impiego nel terziario, dove l'innovazione tecnologica tendenzialmente non riduce il lavoro, nei Paesi occidentali la terziarizzazione dell'economia ha coinciso con il raggiungimento, per la maggior parte della popolazione, di un tenore di vita più elevato rispetto al passato.
Il termine "servizi" fa riferimento a una realtà lavorativa eterogenea, con  un insieme di occupazioni diversissime, che possono presentare sia un alto livello di specializzazione sia una forte dequalificazione non a tutti la terziarizzazione ha portato maggiore benessere.
Nel campo del lavoro razionalizzare ha significato concentrarsi su operazioni come standardizzazione, semplificazione e divisione dei compiti, negli ultimi due decenni del secolo scorso, nell'epoca detta postindustriale, il sistema economico ha intrapreso una nuova direzione. Ai lavoratori viene chiesto ora un atteggiamento flessibile verso l'attività lavorativa. Concretamente, si è verificata in questi decenni la progressiva sostituzione delle forme di lavoro stabili (per esempio quelle dei dipendenti a tempo indeterminato nelle grandi imprese) con forme precarie, giuridicamente ambigue, poco protette sul piano previdenziale (per esempio i collaboratori a progetto delle cooperative che prestano servizı per le grandi imprese). Un numero sempre maggiore di lavoratori trova ormai occupazione attraverso forme di lavoro flessibile: queste, da un lato, non vincolano le aziende mantenere per sempre in organico il personale che utilizzano, dall'altro, non vincolano il lavoratore per tutta la vita a una certa mansione, a una determinata professione, a un posto di lavoro fisso. Tuttavia, se la flessibilizzazione del lavoro di solito si rivela utile per le imprese, che riescono così a razionalizzare notevolmente (riducendole) certe spese, per i lavoratori essa si traduce il più delle volte in esperienze di lavoro precario: contratti a termine, che non garantiscono alcun futuro dopo la o scadenza; situazioni di lavoro formalmente autonomo

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