lunedì 28 dicembre 2020

L'EDUCAZIONE DEGLI ADULTI (pedagogia)

Tra 800 e 900 si moltiplicarono le iniziative per scolarizzare quote significative di adulti analfabeti.
Le scuole venivano finanziate da comuni e privati.
Le persone frequentavano le biblioteche e questo creò la formazione di un'opinione politica personale.
Apposite scuole sostenute economicamente dagli stessi imprenditori, almeno quelli più aperti e illuminati, consentirono specialmente ai più giovani di migliorare la qualità della propria vita. Qualcosa di analogo, anche se in misura meno rilevante, accadde campo agricolo in relazione agli sforzi compiuti per propagandare nuove pratiche di coltivazione e aumentare i rendimenti della terra, giudicata la prima ricchezza della nazione, deciù tardalia industriale nei primi decenni del XX secolo. Numerose forme di istruzione agraria popolare furono predisposte nell'ambità dell'attività delle Cattedre ambulanti dell'agricoltura, spesso realizzate per iniziativa dei Comuni e sostenute anche dal Ministero dell'Agricoltura. Anche le scuole tecniche agrarie svilupparono, oltre ai compiti istituzionali.
Puntarono a stimolare nei ceti artigianali e operai una mentalità fondata su un rapporto stretto fra il lavoro manuale e le cognizioni tecniche e scientifiche.
La connotazione areligiosa o apertamente anticlericale di molte iniziative e azione capillare delle logge massoniche in campo educativo suscitarono l'allarme del mondo cattolico e provocarono la reazione della Chiesa. I cattolici furono spinti a reagire contro l "insidia" che si celava dietro la filantropia laica e a rispondere con interventi alternativi. Le molteplici iniziative avviate da parroci, comitati di fedeli. Avversando sul piano politico i princìpi dello Stato liberale (al quale non si perdonava la conquista di "Roma capitale"), i cattolici, in altre parole, non tradussero il loro antistatalismo in opposizione all'idea di una nazione italiana. Essi si impegnarono piuttosto una diversa idea di una "Italia cattolica", rivendicata come diversa rispetto a quella che si era formata contro il papa e la Chiesa.

 LA DIFFUSIONE DELLA SCUOLA (pedagogia)

La scolarizzazione obbligatoria dei bambini, dal 1877 dai sei ai nove anni, poi dal 1904 dai sei ai dodici anni, fu ovvia, mentre in prima linea nella
lotta contro l'ignoranza
. Il modello dell'istruzione ottocentesca è molto diverso dalla scuola dei secoli precedenti, è legato a una frequenza obbligatoria, non più gestita in prevalenza da personale religioso ma laico. Da espressione della vita sociale, e cioè direttamente organizzata dalle comunità locali, essa divenne inoltre una funzione dello Stato. La scuola elementare venne infine ordinata come unico tipo di scuola volta a soddisfare sia le esigenze di chi continuava gli studi sia quelle di chi la frequentava per pochi anni. La diffusione dell'istruzione fu uno degli strumenti attraverso cui lo
Stato liberale
rafforzò la sua influenza sulla società, lottando contro i particolarismi e le superstizioni tradizionali. La frequenza della scuola è stata considerata un requisito necessario per essere un "buon cittadino".
Le ambizioni della legge Casati di mandare a scuola tutti i fanciulli e i provvedimenti in materia di lavoro del 1878, che subordinavano la possibilità di impiegare manodopera infantile al soddisfacimento dell'obbligo, restarono tuttavia a lungo disattesi. Il cammino verso la piena scolarizzazione infantile procedette infatti lentamente nonostante le molte scuole. Esse erano molto più numerose nel Nord Italia, meno diffuse nel Sud dove si registrava un tasso di analfabetismo più elevato della media nazionale. All'inizio del XX secolo la situazione era certamente migliorata, ma resistevano notevoli squilibri. Uno degli aspetti più innovativi rispetto alla realtà d'inizio secolo per rappresentato dalla scolarizzazione femminile, con la conseguente riduzione della forbice tra l'analfabetismo e quello femminile.Tuttavia si considera oltre all'aspetto quantitativo anche quello qualitativo, si manifesta una situazione più complessa. Per esempio è stato mostrato che, anche se alfabetizzate, le donne disponevano in generale di bagaglio tecnico approssimativo dei loro coetanei. Raramente le ragazze proseguivano gli studi oltre la scuola elementare.

 LA LOTTA CONTRO L'IGNORANZA (pedagogia)

I governatori dell'Ottocento affrontarono la necessità di dare vita a una cittadinanza comune che sentisse tra i sudditi e cittadini. Le vie dell'alfabeto, che rappresenta la diffusione dell'educazione associata a forti sentimenti patriottici, e quando la scuola e la successiva c'è anche l'esercito, pezzo fondamentale per unire tutti i giovani italiani. Ogni esperienza civile è stata ispirata dalla santità della monarchia. Il modello di società alfabeta è stato ampiamente utilizzato anche a livello popolare e il primo censimento nazionale è iniziato da tempo e viene condotto nel 1861. Anche i bambini non hanno frequentato o lasciato la scuola prematuramente e il vincolo di obbligare con cui lo Stato vede la secolarizzazione delle giovani generazioni. La lotta all'ignoranza ha dovuto affrontare difficoltà di ogni genere.

La complessità della battaglia contro l'ignoranza può essere riassunta entro l'alfabetizzazione e la scolarizzazione.
Parlare di alfabetizzazione significa considerare la molteplicità dei processi con cui ci si impadronisce del leggere, scrivere e far di conto, fenomeno che non si realizza solo nella scuola, ma si compie mediante varie iniziative adulte, esperienze di lavoro, militanza politica. Con il termine scolarizzazione si indica invece in modo più specifico la frequenza della scuola, il fenomeno che nel secondo Ottocento è concentrato soprattutto nella scuola elementare e che tende, con il trascorrere dei decenni, un estendersi prima alla scuola media e più 'istruzione secondaria superiore.

FRIEDRICH FRÖBEL E I GIARDINI D'INFANIZA (pedagogia)

Froebel trascorre un periodo come assistente di Pestalozzi e grazie a questo inizia la sua elaborazione pedagogica. Nel 1840 detta sua istituto il nome di Kindergarten per rimarcarne la profonda differenza rispetto alle altre scuole infantili del tempo.
Lo studioso tedesco rifiuta la teoria della tabula rasa sostenuta da Locke E dagli altri illuministi e mediante una metafora naturalistica parla dell’educazione come giovani piante i piccoli animali sono queste le premesse della sua proposta di educazione infantile nei termini di un giardino.
Froebel grazie alla suggestione di Schiller, che considerava il gioco un’attività umana pura, liberatrice e creativa, quindi anche Froebel la concepisce allo stesso modo, dove il bambino cresce secondo i suoi ritmi e di cogliere in maniera intuitiva. Il gioco è uno strumento per favorire l’espressione in maniera creativa in stretto rapporto con il linguaggio. Si queste basi si sviluppa l’idea dei doni, cioè di giocattoli dotati del potere simbolico di far intuire al bambino le leggi che regolano il mondo. I doni vengono presentati secondo un ordine sequenziale. La palla elasticaassociata alla recita di brevi poesie e da semplici canti. Il secondo dono una sfera e in un cubo di legno servono a far associare l’armonia che governa anche ciò che apparentemente. Il terzo cubo diviso in otto piccoli cubi e tavolette di spessore e lunghezze diverse, con lo scopo di manipolare gli oggetti.Il suo progetto di educazione infantile sembrava troppo innovativo rispetto alle pratiche correnti nella Prussia di metà ottocento, ancora principalmente custodialistica e di tipo scolastico soltanto qualche anno dopo il Kindergarten conobbero migliore fortuna e a poca poco si diffusero in tutta Europa le sue esperienze concrete aprirono nuove strade all’educazione infantile da John Dewey a Maria Montessori.

 I CONSUMI NELLA SOCIETÀ POSTMODERNA (sociologia)

Il consumo è diventato una delle attività più importanti nella vita quotidiana e ha acquisito un'importanza mai conosciuta in precedenza. Per "consumo" si intendono fondamentalmente due cose, a seconda che lo si guardi con un occhio prevalentemente economico o sociologico: l'acquisto di un bene o un servizio oppure l'uso di quel bene o di quel servizio. La società industriale ha portato con sé, oltre allo sviluppo delle fabbriche e della produzione in serie, un massiccio aumento del consumo da parte di tutti gli strati della popolazione, chiamati ad assorbire, con i loro acquisti, i prodotti realizzati da imprese 
desiderose di vendere sempre più diffusamente e una crescente quantità di merci. Mentre prima solo le classi più elevate erano in grado di consumare i beni prodotti dall'industria (l'automobile, il telefono, frigorifero), dal secondo 
dopoguerra in poi si è verificata una progressiva estensione della capacità di consumo a strati sempre più ampi della popolazione. Il consumo è quindi insieme alla produzione è il secondo "motore" di cui l'organizzazione capitalistica dell'economia ha bisogno per funzionare. Per poter consumare", le famiglie devono disporre di un reddito sufficiente. Gli Imprenditori Investono nelle industrie e assumono lavoratori con lo scopo di fare profitti, dunque cercando di pagarli il meno possibile, nello stesso tempo, tuttavia, essi hanno bisogno che i lavoratori abbiano un reddito sufficiente per cominciare a desiderare e programmare di acquistare beni. E così nasce la pubblicità e nella seconda metà del XX secolo, quel fenomeno che siamo abituati a chiamare consumismo, vale a dire la tendenza a comprare molte più cose di quelle effettivamente necessarie accumulando oggetti, oppure scartandoli per comprarne Con il passaggio alla società postindustriale e con la terziarizzazione dell'economia, il consumismo ha iniziato a interessare una gamma sempre più ampia di prodotti, molti di natura cosiddetta "intangibile", vale a dire non materiale. Nel corso di questo processo anche i prodotti materiali hanno cominciato a essere ricercati più per alcune caratteristiche intangibili che non per il Loro contenuto materiale e gli usi funzionali Un caso emblematico è quelle dell'abbigliamento, presente sul mercato con una variabilità e differenziazione di offerta quasi infinita: ci sono collezioni e capi per tutti gusti e per tutte le tasche.
sso distinguibili l'uno dall'altro solo per la marca.

 LA SOCIETÀ POSTINDUSTRIALE (sociologia)


Lo sviluppo della società industriale ha significato la nascita e la diffusione delle fabbriche, ciò a cui si assiste oggi è una graduale ma costante riduzione dell'incidenza che il lavoro in fabbrica ha nel panorama generale della società. In proporzione, rispetto agli operai aumentano sempre di più coloro che lavorano negli uffici, nelle attività di commercio o come liberi professionisti. Da alcuni decenni a questa parte si registra in tutti i Paesi industrializzati un continuo espandersi del settore terziario (quello dei servizi) a discapito dell'industria e dell'agricoltura, andamento che viene comunemente definito "terziarizzazione dell'economia". Il declino dell'industria Nei Paesi del mondo occidentale oggi aumenta la quantità di lavoratori che trova impiego nel terziario, dove l'innovazione tecnologica tendenzialmente non riduce il lavoro, nei Paesi occidentali la terziarizzazione dell'economia ha coinciso con il raggiungimento, per la maggior parte della popolazione, di un tenore di vita più elevato rispetto al passato.
Il termine "servizi" fa riferimento a una realtà lavorativa eterogenea, con  un insieme di occupazioni diversissime, che possono presentare sia un alto livello di specializzazione sia una forte dequalificazione non a tutti la terziarizzazione ha portato maggiore benessere.
Nel campo del lavoro razionalizzare ha significato concentrarsi su operazioni come standardizzazione, semplificazione e divisione dei compiti, negli ultimi due decenni del secolo scorso, nell'epoca detta postindustriale, il sistema economico ha intrapreso una nuova direzione. Ai lavoratori viene chiesto ora un atteggiamento flessibile verso l'attività lavorativa. Concretamente, si è verificata in questi decenni la progressiva sostituzione delle forme di lavoro stabili (per esempio quelle dei dipendenti a tempo indeterminato nelle grandi imprese) con forme precarie, giuridicamente ambigue, poco protette sul piano previdenziale (per esempio i collaboratori a progetto delle cooperative che prestano servizı per le grandi imprese). Un numero sempre maggiore di lavoratori trova ormai occupazione attraverso forme di lavoro flessibile: queste, da un lato, non vincolano le aziende mantenere per sempre in organico il personale che utilizzano, dall'altro, non vincolano il lavoratore per tutta la vita a una certa mansione, a una determinata professione, a un posto di lavoro fisso. Tuttavia, se la flessibilizzazione del lavoro di solito si rivela utile per le imprese, che riescono così a razionalizzare notevolmente (riducendole) certe spese, per i lavoratori essa si traduce il più delle volte in esperienze di lavoro precario: contratti a termine, che non garantiscono alcun futuro dopo la o scadenza; situazioni di lavoro formalmente autonomo

LA SOCIETÀ POSTMODERNA (sociologia) 

La società industriale si contraddistingue per essere diversa da tutte le altre forme di società che l’hanno preceduta tanto da essere chiamata società post-moderna.Il concetto di postmoderno si deve al filosofo francese Jean-François Lyotard.Per Lyotard
ciò che caratterizza fondamentalmente l'epoca postmoderna è la "fine delle grandi narrazioni". Nel corso della storia tutte le società sono basate su grandi interpretazioni del mondo, appunto "
narrazioni" filosofiche, scientifiche, letterarie o religiose che hanno cercato di mettere ordine nella realtà e spiegare in maniera organica e unitaria il senso delle cose. La fine delle grandi narrazioni significa che questi grandiosi racconti universali, non hanno piu presa sulle persone, che non vi cercano più la ragione di ciò che accade né vi si rivolgono per capire come agire.  Nel dibattito sociologico contemporaneo il termine "postmoderno" ha sollevato non poche controversie: Jürgen Habermas e Anthony Giddens, che considera le trasformazioni sociali in atto non un radicale cambiamento rispetto al passato quanto, piuttosto, una sua radicalizzazione in altre parole, le tendenze contemporanee non sono correttamente rappresentate da un termine che pone l'accento sul superamento della modernità, ma al contrario, vanno indicate attraverso un'espressione che ne accentui la continuità con il passato. Egli propone quindi di parlare di "tarda modernità”

 Le caratteristiche della postmodernità sono 4:
la centralità del sistema di informazione e comunicazione. Lo sviluppo dell'informatica e delle altre tecnologie dell'informazione negli ultimi decenni ha fatto sì che la produzione di dati e la diffusione di informazione acquisissero crescente importanza. 

- la tendenza alla globalizzazione e, simultaneamente, alla frammentazione . Si pensi alle cosiddette seconde generazioni di immigrati.

- l'accettazione delle diversità nel passato spesso si è tentato di superare le contraddizioni della condizione umana unificando i valori e i comportamenti delle persone, di solito appellandosi alla divinità o alla ragione. ad appartenenze culturali diverse; la cultura postmoderna si presenta come un insieme di significati, di valori, di stili di vita molto più frammentati e contraddittori rispetto al passato ma, al tempo stesso, è infinitamente più tollerante verso le diversità.

-clima diffuso di incertezza. In un tale panorama culturale prevale un vissuto di preoccupazione, di mancanza di certezze e di fragilità dei progetti personali. Il percorso biografico, infatti, non è più scandito da tappe ben precise come in passato quando, ad esempio, la fine degli studi coincideva con l'entrata nel mondo del lavoro, l'uscita dalla famiglia d'origine con la formazione di un nuovo nucleo famigliare ecc.

mercoledì 23 dicembre 2020

ARISTIDE GABELLI E LA "LEZIONE DI COSE" (pedagogia)

Una via intermedia tra il metodo di insegnamento herbartiano e quello piuttosto empirico. Pedagogista importante esponente dell'alta burocrazia ministeriale, membro del Consiglio superiore della Pubblica Istruzione, deputato al Parlamento, estensore dei programmi per scuola elementare, Gabelli fu personalità molto in vista nella vita scolastica, si deve un piccolo ma prezioso libretto intitolato Il metodo d'insegnamento nelle scuole elementari d'Italia che aiuta a capire una quali finalità doveva rispondere e di quali metodologie doveva avvalersi della scuola elementare, ufficialmente obbligatoria, ma alla quale accedevano soltanto due bambini su tre.
Il pedagogista italiano svolse un'approfondita riflessione sulla natura della scuola elementare, sulle sue finalità e sui compiti dei maestri. Il punto di partenza era proprio, l'efficacia della scuola è direttamente proporzionata alla capacità dei maestri di essere aderenti alle esperienze infantili. Gabelli auspicava l'impiego di un metodo intuitivo più importante degli stessi contenuti in produceva alla fine del processo formativo un individuo capace di pensare con la propria testa e non pronto soltanto a ripetere, magari senza avere capito. In questo modo i cittadini di domani sarebbero stati capaci di “usare la testa” e di inserirsi in modo costruttivo nella vita sociale.
Nel metodo educativo di Gabelli è presente una sensibilità pedagogica più attenta alle dinamiche infantili.

 IL MUTUO INSEGNAMENTO (pedagogia)

Il mutuo insegnamento è dovuto a due educatori inglesi Andrew Bell e Joseph Lancaster, che ebbero un intuizione, avvalersi degli allievi già alfabetizzati per aiutare i principianti. Bell presentò i risultati del suo esperimento di "mutua istruzione" quale sistema efficace ed economico tere l'analfabetismo in uno scritto che passò tuttavia sotto silenzio. Lo slogan era: "Il metodo con il quale una scuola intera o una famiglia può istruirsi da se stessa sotto la vigilanza di un di un solo maestro”. Il pastore quacchero Lancaster avviò in un sobborgo popolare di Londra, senza conoscere quanto già sperimentato da Bell, una per scuola gratuita i poveri
che ben presto contò un numero impressionante di frequentanti. Per far fronte alla mole di allievi, anche Lancaster li distribuì in piccoli gruppi secondo il livello delle conoscenze già possedute e li assegnò ad allievi già formati. Il bisogno di disporre di un metodo rapido ed economico di istruzione, avvertito nelle grandi città inglesi caratterizzate all'epoca da una tumultuosa industrializzazione e dallo spostamento di massa di contadini analfabeti dalla camp diffagna alla città, contributo impiego del metodo in tutto il Paese e, di lì a poco, also in Europe. Pur essendo tanto diversi, i due pedagogisti erano molto vicini negli aspetti organizzativi e didattici. Nelle scuole mutue l'insegnamento era limitato alla letteratura, alla scrittura e al calcolo, per le bambine, al cucito.Con qualche approssimazione si può affermare che l'apprendimento si configurava come una specie di catena di montaggio attraverso la quale si produceva un sapere semplice, principalmente a base mnemonica, adatto a persone destinate a restare in sociali umili e ad avvalersi delle loro capacità alfabetiche in modo piuttosto approssimativo. Pur con questa non secondaria riserva, occorre dire che l'esperienza delle scuole di mutuo insegnamento non passò invano sulla scena scolastica europea. Proprio a tali esperienze si fanno risalire l'insegnamento contemporaneo di lettura, scrittura e calcolo.

ELABORAZIONE TEORICA E RICERCA EMPIRICA (sociologia) La sociologia ha elaborato e sviluppato metodi di rilevazione empirica . vuole avere ...